Cos’è l’immobilità o apatheia definita dagli stoici



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Cos’è l’immobilità o apatheia definita dagli stoici

Essere immobili mentre il mondo ruota attorno a noi. Agire senza frenesia. Sentire solo ciò che è necessario. Raggiungere la calma esteriore e interiore a comando.

L’idea dell’immobilità è un percorso che conduce all’eccellenza, a prestazioni migliori, ispira idee, affina la prospettiva, ci aiuta a perseverare, a resistere alle passioni e a raggiungere il successo e la felicità.

In realtà la maggior parte delle filosofie e religioni del mondo venerano questa immobilità o pace interiore come il bene supremo e il segreto per una vita felice. Per conseguire l’immobilità è necessario ridurre i e il caos che la rendono impossibile, concentrandosi su tre sfere specifiche: mente, corpo e anima.

Il dominio della mente, cosa significa raggiungere l’immobilità e la pace mentale

Un esempio di vita

Vivere il momento, limitare gli input e liberarsi dei preconcetti può aiutare a raggiungere la pace mentale Nel 1962 John F. Kennedy affrontò la crisi dei missili Russi a Cuba con grande calma mentale, saggezza e uno sguardo attento a un conflitto complesso. Questo gli permise di sviluppare una migliore visione del quadro generale e raggiungere un maggiore senso di chiarezza, grazie al quale salvò il mondo da un olocausto nucleare. Se Kennedy avesse seguito l’istinto e risposto alla provocazione senza darsi il tempo di raggiungere l’immobilità e la pace mentale, forse le cose sarebbero andate diversamente.

Ognuno di noi affronta delle crisi nella propria vita, in questi casi si deve ricorrere alle proprie risorse mentali e sfruttare l’immobilità di cui tutti disponiamo.

Molto spesso passiamo le nostre giornate senza essere presenti nel momento, non lo viviamo. Tutto ciò che facciamo è finalizzato a raggiungere un futuro in cui saremo finalmente felici, così perdiamo i bei momenti di vita e l’occasione di essere la versione migliore di noi stessi.

Ad esempio invece di goderci un bel tramonto, ci affrettiamo a farne una foto o mentre affrontiamo una crisi, la nostra mente ci sussurra a ripetizione quanto sia ingiusto che capiti sempre a noi, derubandoci proprio di quelle energie emotive e mentali nel momento in cui ne abbiamo maggiore bisogno. Meno energia sprechiamo preoccupandoci del futuro o del passato, più ne avremo per affrontare il momento presente, non possiamo dare il meglio se la nostra mente è da un’altra parte.

Nel mondo moderno siamo bombardati da troppe informazioni che seguiamo freneticamente per paura di essere considerati stupidi e poco aggiornati.

È importante imparare a distinguere l’essenziale dall’irrilevante. È bene ricercare l’immobilità invece dell’urgenza. Ad esempio cercare di non essere in balia della propria casella di posta o delle ultime notizie, non controllarle ogni giorno ma lasciar passare del tempo. In questo modo si farà una prima scrematura delle informazioni irrilevanti, infatti ciò che è davvero importante lo sarà anche il giorno dopo e a quel punto potremo dedicarvi la nostra completa attenzione. È difficile pensare con chiarezza quando si è inondati da miliardi di informazioni.

Oltre a controllare la quantità delle informazioni a cui siamo esposti, è necessario regolare ciò che accade nella nostra mente. Pensare è una necessità, ma molto spesso ripensiamo e dubitiamo di ogni nostra azione, finendo per essere sopraffatti, paralizzati e distratti dalla nostra stessa mente. La soluzione è riuscire a svuotare intenzionalmente la propria mente, pulirla dal disordine come si fa con la propria casa.

Espedienti per riflettere, evitare le distrazioni e cercare ilsilenzio e la saggezza

Per scoprire cos’è davvero importante, ciò che è invisibile a tutti gli altri, è necessario riflettere profondamente. Questo non significa venire paralizzati o sopraffatti da dubbi o ripensamenti, ma più che altro imparare a pensare nel modo giusto. La maggior parte delle nostre difficoltà e ansie dipende dalle reazioni istintive a situazioni che non comprendiamo davvero. Meditando si raggiunge uno stato di chiarezza che rende visibili le verità più profonde.

Ecco un esercizio suggerito dalla coreografa Twyla Tarp: sedersi in una stanza da soli e lasciare vagare i pensieri senza farci attenzione, iniziando da uno fino a dieci minuti al giorno. Poi iniziare a fare caso a dove conducono i propri pensieri e notare se si materializza un parola o un obiettivo. Aumentare i minuti dell’esercizio finché non si trova qualcosa d’interessante.

Un altro espediente utile potrebbe essere tenere un diario. Questo non è finalizzato alla lettura, ma è uno strumento per lo scrittore, per rallentare la sua mente e aiutarlo a riflettere. Mettere le proprie idee e riflessioni per iscritto permette di vederle con obiettività, senza ansia e paura. Bisogna ridurre i rumori esterni per poter sentire la propria vita. Quando riduciamo gli input e il volume delle distrazioni esterne, possiamo raggiungere una consapevolezza e una sensibilità più profonde.

La saggezza è una ricerca continua, è la necessità di fare domande, di essere umili, è l’accumulo dell’esperienza e l’abilità di superare i preconcetti per vedere il quadro generale e avere una mentalità più aperta. Dei buoni espedienti nella ricerca della saggezza sono: trovare degli individui che si ammira e chiedere quale percorso hanno seguito, familiarizzare con ciò che ci è estraneo, accettare sfide; tutto ciò amplia i nostri orizzonti, la nostra comprensione e ci guida verso l’immobilità.

Chi è saggio è in pace poiché ha visto tutto.