L’importanza di comprendere come utilizziamo il nostro tempo e le dinamiche che ci spingono a procrastinare
by FEDERICO COPPINI
Per passare da procrastinatori a produttori è fondamentale avere un quadro realistico di come impieghiamo il nostro tempo; per far questo è sufficiente continuare a procrastinare normalmente e prender nota di ciò che facciamo per una settimana. Tenendo un inventario delle attività che svolgiamo quotidianamente e del tempo che dedichiamo a ciascuna di essa, avremo un quadro dettagliato di come passiamo le giornate e vedremo se stiamo dedicando alle attività per noi prioritarie il tempo che meritano.
A questo punto potremo già intervenire, ad esempio modificando le nostre abitudini, e affrontando di prima mattina (se siamo più produttivi al mattino) i compiti più cruciali.
Per migliorare le nostre performance è importante tenere un registro delle procrastinazioni, in cui identificare i punti deboli della giornata che ci portano a rimandare, i pensieri, il dialogo interno, le emozioni che ne conseguono. Una volta capiti e riconosciuti gli elementi che portano alla procrastinazione, potremmo correggere il tiro e passare ad abitudini più produttive, cambiando i nostri schemi comportamentali e il nostro dialogo interno.
Abbiamo bisogno di una rete di protezione, che possiamo creare cambiando prospettiva: un progetto o un lavoro non è un test del nostro valore, una prova della nostra perfezione, perché noi siamo molto di più, siamo esseri umani splendidamente imperfetti, valiamo a prescindere da ciò che facciamo. Possiamo iniziare a modificare il nostro dialogo interno, in modo che sia più utile e incoraggiante, ricordandoci che siamo del tutto in grado di rialzarci dopo ogni fallimento, con più forza e determinazione.
Evitare la procrastinazione cambiando il nostro dialogo interno
Spesso tendiamo a procrastinare solo per ribellarci a fronte di un linguaggio troppo rigido e autoritario che utilizziamo verso noi stessi.
Se ci accingiamo a fare qualcosa ripetendoci che “dobbiamo” farla, siamo in una posizione di conflitto: dobbiamo, ma non vogliamo veramente.
E allora ci blocchiamo, mentalmente, fisicamente ed emozionalmente. Un dialogo interno che implichi l’idea di scelta, impegno e dedizione, ci porta invece alla realizzazione dei nostri obiettivi, ci rafforza e non ci fa più sentire vittime. Il linguaggio del produttore andrà con l’abitudine a rafforzarsi, a discapito di quello del procrastinatore.
Alcuni esempi:
• Sostituiamo “devo” (messaggio di stress, perché implica che siamo costretti) con “scelgo”, “decido” (ci indirizziamo verso un obiettivo con responsabilità);
• “quando posso iniziare?” è molto meglio di “devo finire”;
• invece di ribadire a noi stessi quanto sia grande e importante un progetto, diciamoci “posso fare un piccolo passo”;
• “posso essere perfettamente umano” funziona molto di più rispetto a “devo essere perfetto”;
• “non ho tempo per divertirmi” non motiva, molto meglio “devo prendermi del tempo per divertirmi”.
Se usiamo un linguaggio focalizzato sui risultati e non sulla critica, sulla scelta e non sul dovere, su quello che è invece che su quello che dovrebbe essere, il nostro corpo e la nostra mente collaboreranno fornendo l’energia necessaria, liberandoci dalle inutili sofferenze del passato e daiparagoni con un ipotetico futuro.