Cimentarsi con la meditazione sull’onda di una melodia. E’ una possibilità davvero straordinaria. Poco tempo addietro la ritenevo praticamente impossibile. Preferivo il silenzio ad oltranza, il silenzio tout court, il silenzio sempre e comunque. Ma non mi rendevo conto che anche il silenzio è composto soprattutto di suoni. Solo che sono talmente sottili, così impercettibili che si è portati a credere che non esistano. In realtà, finché sei vivo, è il silenzio a non esistere. Se non altro per via del battito del tuo cuore che scandisce – anche se in secondo piano – il tempo stesso di ogni tua meditazione.
Perché citare il silenzio quando invece mi sono riproposto di argomentare sui suoni, cos’è davvero la quiete meditativa? E’ innanzitutto calma, uno stato di attenta e vigile presenza di spirito durante cui sei riuscito a ricreare un ordine naturale, la mente ha smesso di correre disordinatamente aggrappandosi dovunque pur di allontanare ciò che teme di più, il rilassamento che comporta fiducia. Il nostro scopo odierno sarà dunque quello di raggiungere o percepire il sostrato animico – o ricevere la grazia della serenità, della distensione, della tranquillità – attraverso un assennato ascolto della musica.
MUSICA E MEDITAZIONE
La musica per la meditazione è come l’amore, libertà di cuore. Passato e futuro convergono nell’attimo senza tempo. Sicché diventi un’isola, ma di coscienza. I pensieri e le emozioni non si sovrappongono più. La mente diventa luminosa, brillante, libera da tutti gli attaccamenti. Ora puoi danzare, sia intimamente che di fatto, sull’onda di una melodia di cui non percepisci più l’origine, né tanto meno ne intravedi la fine. La musica per la meditazione è consapevolezza centrata sul nulla.
Se vuoi meditare con la musica astieniti dalle conversazioni, mantieni la vigilanza. Ora osserva la sua natura: le note sorgono, subito dopo decadono. Le note sono quindi instabili, ma tu che ascolti sei sempre lì, al centro stesso del suono, nelle pause, nell’intervallo tra una nota e l’altra, tra un’armonia e quella successiva, tra manifesto e non manifesto. Prim’ancora che la note erompano, o subito dopo che si siano dissolte, quando l’improvviso silenzio ha già cominciato a travolgerti, laddove non v’è più perdita né beneficio, ecco il