"A capa è 'na sfoglie 'e cipolla ... con un nucleo nello psoas"



by   |  LETTURE 2866

"A capa è 'na sfoglie 'e cipolla ... con un nucleo nello psoas"

“A capa è ‘na sfoglia ‘e cipolla...in un nucleo: lo psoas!” Un mondo costretto alla quarantena. Ognuno fermo, in una relazione complicata con le proprie paure. Ognuno isolato dalla propria vita, allontanato dalla propria storia quotidiana.

Ognuno chiuso nelle proprie dinamiche interiori, a prendere a pugni la propria ombra. Tutti combattenti audaci o sconfitti delle proprie tristezze e maliconie, se pure tutti accarezzati da una condivisa paura collettiva.

Luna Nera! Ognuno di noi è “Lilith”, siamo ognuno ombra, siamo la luna nera; dimenticando tutti quanto “l’integrazione dell’ombra Lilith è indispensabile alla sopravvivenza.

E’ un passaggio doloroso ma inevitabile” (Lilith, l’integrazione dell’ombra). Tra menti divorate, tra tesi di un virologo e tesi di un altro; tra spade di Damocle che spietate incombono sulle nostre teste circa la prevista data del picco: ci ritroviamo così, con volti sofferenti e provati.

Volti che celano storie, disastri, cifre. Con le sue origini napoletane, mia nonna avrebbe detto “a cerevella è na sfoglia di cipolla”! Eh sì, le conseguenze di uno stress cosi’ forte sono proprio nei nostri cervelli, in quei tre cervelli che diventano uno ...(uno e trino).

La mente deve per forza appoggiarsi a qualcosa. Non è fatta per stare o convivere nel mistero, nell’instabilità, nel non sapere. E’ un fatto ineluttabile, non è cattiva volontà. Il cervello è fragile, instabile, deperibile, perchè basta un piccolo avvenimento, uno sguardo o un’ emozione, un soffio di vento perchè sia passibile di sbalzi di idee, di pensieri e di equilibri.

La sofferenza psicologica (non importa se etichettata come ansia, stress o burn-out) è storicamente associata alla fragilità del sistema nervoso centrale, che poi si ripercuote sul fisico. Eppure la strada c’è, ci potrebbe essere.

E’ un po’ appropriarsi del concetto del “fondo della vita”, espressione del filosofo, psichiatra e terapeuta giapponese Kimura Bin. Con tale espressione Bin intendeva la potenza naturale, l’energia vitale, il movimento senza requie che intride la materia e che nell’essere umano diventa direzione verso il futuro e conservazione costante del passato.

Il fondo della vita è dunque il presente, concettualmente incoglibile ma dal quale si “dispiega incessantemente il tempo”. Tempo che è la differenza tra i singoli istanti che lo compongono e l’identità del dinamismo che coniuga tali istanti tra di loro.

In questo “tra”, che Bin chiama aida, accade il Sè. Un Sè che possiamo ritrovare e riequilibrare in uno dei più importanti muscoli del nostro corpo: lo psoas, il muscolo che è in massima connessione con la nostra parte più antica, il cervello rettile.

Un muscolo, lo psoas, che non a caso viene appellato come il muscolo del “fight or flight”, quel meccanismo atavico di attacco e fuga che si scatena in situazioni di allerta e stress. Il muscolo dove si depositano e si imprigionano tutte le nostre emozioni negative e tossiche, con conseguenze nefaste sul nostro equilibrio psico-fisico.

In questa quarantena da corona virus, lo psoas è -dovrebbe essere- il muscolo emotivo di riferimento. E’ il nostro incontro con il Sè.
Se manteniamo, infatti, lo psoas in tensione costante a causa dello stress, con il tempo questo muscolo comincia ad irrigidirsi ed accorciarsi, dando luogo a malattie psico-somatiche.
Così come la nostra postura e le funzioni degli organi localizzati nell'addome verranno messi in serie difficoltà, dando luogo a dolori di spalla, sciatica, problemi ai dischi, degenerazione dell'anca, mestruazioni dolorose o problemi digestivi.
Nel contempo, uno psoas teso manderà segnali di tensione al sistema nervoso, interferirà con il movimento dei fluidi e con la respirazione diaframmatica.

Potremmo, dunque, definire lo psoas come un organo di canalizzazione di energia, l’ aida di Bin, il nucleo che ci connette alla terra, permettendoci di creare un supporto solido ed equilibrato dal centro del nostro bacino.

Per far sì che lo psoas rimanga in buona salute, è necessario attuare quotidianamente alcuni importanti accorgimenti:
- esercizi specifici di tonificazione, di allungamento e di rilascio del muscolo dell’anima;
- avere una buona postura (lo psoas è il muscolo della postura);
- respirarare profondamente, con un ritmo costante che permetta una corretta ossigenazione del corpo ed uno stato di rilassatezza fisica e psichica;
- alimentarsi in modo sano (bisognerebbe ritornare al cibo vero e all’alimentazione naturale.);
- esternare le emozioni senza reprimerle o trattenerle.

Quando coltiviamo la salute del nostro psoas si rigenerano le nostre energie vitali e, attraverso questo fluire, ci riconnettiamo con il nostro potere creativo. Con il nostro Sè. In questa quarantena scegliamo il vuoto, quel vuoto che paradossalmente vuoto non è, ma equilibrio.

Scegliamo di non voler sapere ad ogni costo, viviamo l’adesso onorandolo ogni istante. Guardando Madre Terra con fiducia. Fidiamoci della nostra anima, della vita. Fidiamoci –affidiamoci- al muscolo psoas. Diamo potere a ciò cui volgiamo attenzione.

La mia attenzione e mi auguro anche la vostra ho deciso di darla a questo muscolo. Un’attenzione che non crea separazione ma include tutto. Perchè il muscolo psoas è quel nucleo. E se lo chiamano il muscolo magico, caspita, un motivo ci sarà!

Rossella Pece, ilfitnessdellanima-personal trainer-protocollo di lavoro personalizzato sullo psoas-seminari e workshop-autrice del libro IL FITNESS DELL’ANIMA contatti: cell. +393932043138 [email protected] [email protected] pagina Facebook www.facebook.com/ilfitnessdellanima Instagram Rossella Pece - ilfitnessdellanima