Quando la rabbia fa bene alla salute



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Quando la rabbia fa bene alla salute

 La rabbia fa parte delle emozioni primarie, come la paura, la gioia, la tristezza…

Si chiamano primarie perché sono innate e si possono trovare in qualsiasi popolazione della terra, a prescindere dalla cultura, dal grado di educazione, dal tipo di organizzazione sociale.

La rabbia nasce dalla frustrazione, dalla mancanza e si scatena grazie all’istinto che ciascuno ha di difendersi. In questo senso viene definita un’emozione adattiva, cioè un’emozione che permetta all’essere umano di far emergere le proprie risorse per riuscire a sopravvivere in un ambiente difficile.

Si potrebbe dire che la rabbia emerge “quando il gioco si fa duro”.

Oggi, soprattutto nella nostra società, sono poche le occasioni in cui la rabbia serve per sopravvivere in senso fisico.

Raramente una tigre dai denti a sciabola ci attraversa la strada per farci diventare la sua colazione. Sono invece molte di più le occasioni in cui siamo costretti ad usare la nostra rabbia per poter sopravvivere in senso psicologico.

La rabbia è quella spinta che ci permette di superare un ostacolo quando non sappiamo più che pesci pigliare, è quell’energia che ci permette di rimanere svegli tutta la notte per completare un lavoro, è quello spunto che ci fa trovare l’idea creativa quando quelle razionali non sembrano più funzionare, è quel desiderio di sfida che ci fa mettere in gioco anche quando sono in pochi a credere nelle nostre possibilità di farcela. La rabbia, quando non viene utilizzata con una finalità distruttiva, diventa energia creativa, realizzatrice. Meglio allora chiamarla determinazione, qualche volta anche cocciutaggine, se proprio vogliamo metterci un po’ di simpatia.

Infatti, attraverso la determinazione incanaliamo l’energia che ci arriva dalla rabbia.

Il meccanismo è il medesimo. La rabbia nasce dalla frustrazione di non raggiungere un obiettivo. Se accettiamo in maniera passiva questa frustrazione, allora la rabbia si ritorcerà contro di noi, provocando un’implosione dalle caratteristiche decisamente depressive: ci sentiamo incapaci e molliamo. Se non accettiamo tale frustrazione, allora la rabbia uscirà verso l’esterno, creando una spinta a fare, a non cedere, a continuare a correre verso l’obiettivo da raggiungere. In questo caso, anche il fatto di non arrivare fino in fondo non si trasformerà in una perdita di autostima, poiché la rabbia utilizzata ci darà la consapevolezza di aver fatto il meglio che potevamo fare.

Ovviamente, il passaggio da una rabbia distruttiva, orientata a rompere legami e a creare immagini negative di noi stessi, a una rabbia costruttiva, capace di unire, di chiarire, di allargare i punti di vista, non è così immediato. Spesso usiamo espressioni come “scaricare la rabbia” o “sfogare la rabbia”, vedendo queste azioni come unica possibilità di stare meglio e non trattenere un’emozione considerata negativa. Messa così è come dire che far funzionare meglio la nostra auto dobbiamo scaricare il carburante. Il risultato è che avremmo sprecato una risorsa importante e saremmo comunque fermi.

La rabbia va incanalata, va sfruttata per realizzare, mai tenuta dentro e mai scaricata come si farebbe con un pacco pesante da portare. I passi per gestirla bene sono i seguenti:

1. Capire di essere arrabbiati. Non è scontato, talvolta la rabbia si presenta in maniera subdola, con una stretta allo stomaco o con la schiena che si blocca.

2. Capire che cosa ci ha fatto arrabbiare. Impariamo a sezionare la “scena del crimine”, a capire quale comportamento hanno mosso la rabbia. Solo se facciamo una buona diagnosi possiamo mettere in atto un buon intervento.

3. Capire se la rabbia che proviamo è attribuibile all’esterno o a noi stessi: talvolta siamo noi la causa “del nostro mal”.

4. Cercare delle alternative. “Scaricare la rabbia” è solo una possibilità, e nemmeno la migliore. Cerchiamo alternative valide, lasciamo galoppare la creatività. È solo in questo modo che la rabbia fa funzionare meglio le cose.

5. Inserire sempre un po’ di umorismo. Più ci prendiamo sul serio, più rischiamo di prendere le cose di petto e più aumentiamo la possibilità che qualcosa vada storto. L’umorismo è la capacità di alleggerire, ci aiuta a vedere le cose da prospettive diverse, permette di non prendere tutto esclusivamente sul personale.

Così si mantiene attivo l’emisfero destro, quello più flessibile e creativo, per poter affrontare anche le situazioni difficili da vincitori.